Con l’aumento della popolazione mondiale e la progressiva urbanizzazione, una delle grandi sfide del futuro sarà garantire cibo fresco e sostenibile senza consumare ulteriormente suolo agricolo.
Tra le soluzioni più innovative troviamo il vertical farming, ovvero la coltivazione in verticale attraverso serre indoor e sistemi tecnologici avanzati come idroponica, acquaponica e aeroponica.
Il vertical farming non è solo una tecnica, ma una vera rivoluzione agricola, che potrebbe trasformare il volto delle città e il modo in cui produciamo alimenti.
Cos’è il vertical farming
Il vertical farming (letteralmente “agricoltura verticale”) è un sistema di coltivazione che sviluppa le piante in strati sovrapposti o in torri verticali, spesso all’interno di edifici, container o serre ad alta tecnologia.
L’obiettivo è massimizzare la resa in spazi ridotti, sfruttando:
- luci LED a basso consumo,
- sistemi di irrigazione e riciclo dell’acqua,
- tecniche di coltivazione senza suolo come idroponica, acquaponica e aeroponica.
Questo modello di agricoltura è ideale per le città, dove lo spazio è limitato e la domanda di cibo a km zero è sempre più alta.
Origini e sviluppo
Il concetto di vertical farming è stato teorizzato per la prima volta negli anni ’90 dal biologo Dickson Despommier della Columbia University.
Oggi, il vertical farming è una realtà concreta in paesi come:
- Giappone, dove viene usato per garantire sicurezza alimentare dopo i disastri naturali;
- Singapore, che lo adotta per ridurre la dipendenza dalle importazioni;
- Stati Uniti ed Europa, dove startup e aziende agricole investono in fattorie verticali per mercati locali.
Tecniche utilizzate nel vertical farming
Il vertical farming si basa su diverse tecniche di coltivazione senza terra:
- Idroponica: radici immerse in acqua arricchita di nutrienti.
- Acquaponica: integrazione tra allevamento di pesci e coltivazione di piante.
- Aeroponica: radici sospese e nutrite tramite nebulizzazione.
Questi sistemi permettono un controllo totale su nutrienti, luce e acqua, garantendo rese elevate e cibo di qualità.
Vantaggi del vertical farming
Il vertical farming offre numerosi benefici, sia ambientali che economici:
- Risparmio di suolo: produce in altezza senza occupare nuovi terreni agricoli.
- Risparmio idrico: fino al 90% in meno di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale.
- Produzione costante: cicli produttivi tutto l’anno, indipendenti dal clima.
- Cibo a km zero: coltivazioni vicine ai centri abitati, riducendo trasporto ed emissioni.
- Riduzione pesticidi: gli ambienti controllati limitano parassiti e malattie.
- Maggiore sicurezza alimentare: meno dipendenza da importazioni e cambiamenti climatici.
Limiti e criticità
Accanto ai vantaggi, ci sono alcune sfide da affrontare:
- Alti costi di avvio: infrastrutture, impianti LED e sistemi tecnologici richiedono investimenti iniziali elevati.
- Consumo energetico: l’uso di luci artificiali può aumentare i costi energetici, anche se in parte compensati dal fotovoltaico.
- Produzioni limitate: oggi il vertical farming è più adatto a ortaggi, erbe e piccoli frutti, meno a colture estensive come grano o mais.
Colture adatte al vertical farming
Le piante più coltivate in verticale sono quelle leggere e a crescita rapida:
- lattughe, spinaci e insalate varie;
- erbe aromatiche (basilico, prezzemolo, menta);
- pomodori ciliegini e peperoni;
- fragole e piccoli frutti.
Alcuni progetti stanno sperimentando colture più complesse, ma le verdure a foglia verde restano le protagoniste.
Vertical farming e agricoltura urbana
Il vertical farming è parte integrante del movimento di agricoltura urbana.
In molte città, container dismessi, capannoni industriali e grattacieli vengono riconvertiti in fattorie verticali, capaci di fornire cibo fresco direttamente ai mercati cittadini.
Questi progetti non solo riducono l’impatto ambientale, ma favoriscono anche la rigenerazione urbana, trasformando spazi abbandonati in luoghi produttivi e innovativi.
Esempi di vertical farming nel mondo
- Plantagon (Svezia): un grattacielo agricolo che integra uffici e coltivazioni verticali.
- Sky Greens (Singapore): fattorie verticali con torri rotanti alimentate ad acqua.
- AeroFarms (Stati Uniti): una delle aziende più grandi al mondo specializzate in aeroponica e vertical farming.
- Progetti italiani: startup e università stanno avviando serre verticali a Milano, Torino e Bologna, legate anche agli orti urbani.
Costi e ritorno economico
I costi iniziali per avviare una fattoria verticale sono elevati, ma nel tempo vengono compensati da:
- rese elevate e costanti;
- riduzione degli sprechi idrici;
- vendita di prodotti premium e a km zero.
L’integrazione con energie rinnovabili e l’evoluzione tecnologica stanno rendendo il vertical farming sempre più accessibile.
Il futuro del vertical farming
Il vertical farming è destinato a crescere nei prossimi decenni. Secondo diversi studi, entro il 2050 potrebbe coprire una parte significativa del fabbisogno alimentare delle città.
Le prospettive future includono:
- fattorie verticali integrate nei nuovi quartieri sostenibili;
- utilizzo di intelligenza artificiale per ottimizzare nutrienti e luce;
- produzione diversificata, con l’introduzione di frutti più complessi e persino cereali.
Conclusione
Il vertical farming rappresenta una delle risposte più promettenti alla crisi alimentare e ambientale globale.
Permette di coltivare cibo fresco, sano e sostenibile in città, riducendo sprechi e consumi, e trasformando gli spazi urbani in luoghi produttivi.
Non è solo una tecnica innovativa, ma un nuovo modello di agricoltura urbana e sostenibilità, capace di unire tecnologia, ambiente e benessere delle comunità.